A Firenze il Coordinamento Toscano Marginalità ha organizzato una passeggiata nel quartiere con gli adolescenti contattati precedentemente, alla scoperta dei luoghi di aggregazione giovanile fino a raggiungere il “bocciodromo”: luogo individuato precedentemente con loro come un vuoto urbano. I ragazzi si sono orientati sulla mappa e hanno segnato il percorso fatto, nominando i percorsi con i nomi usati da loro in base ai loro vissuti emotivi e ricordi. Arrivati sul luogo abbiamo individuato i limiti e le potenzialità di quel posto, così come i desideri, condividendo una progettualità futura.
“Magari diventa un posto dove ci incontriamo e possiamo parlare senza fare casino come in biblioteca, perchè lo sappiamo che là si fa casino e si dà noia”.
“Come voi date qualcosa a noi, noi dobbiamo dare qualcosa a voi impegnandoci”.
(Sull’idea progettuale del campino) “Non mi piace perchè poi potrebbero venirci i più grandi e cacciarci di nuovo, e così non è un posto solo nostro”.
Ragazzi che hanno partecipato alla passeggiata

Analogamente è stata organizzata, con la comunità giovanile, una mappatura emozionale con passeggiata creativa e disegno collettivo per il miglioramento del Parco delle Acacie (individuato come luogo vissuto dai ragazzi), in modo da renderlo bello e fruibile per l’intera comunità, stimolando la nascita di un luogo da co-abitare e prendersene cura. Ricostruire un vissuto positivo e un’identità legata all’appartenenza ad un luogo denso di memoria.
In primo luogo è stata fatta una passeggiata emozionale sul luogo insieme ai ragazzi caratterizzata dal: disegno individuale sulla rappresentazione dello spazio; focus-group per condividere idee sulle possibili trasformazioni; comprensione delle abitudini d’uso dello spazio, della percezione collettiva del giardino e condivisione dei loro bisogni, emozioni e scenari futuri.
In una seconda fase è stato avviato il disegno collettivo per rappresentare graficamente le idee sulle trasformazioni del giardino, tenendo conto delle aspirazioni e delle capacità individuali. Questa fase ha visto coinvolti diversi attori della comunità educante, mantenendo protagonisti gli adolescenti del quartiere.
Primo momento in cui vengono sottolineate le esigenze della comunità e grazie alla parola di uno dei ragazzi si sottolinea il vissuto emotivo di questo gruppo:
“Se io sto per strada è perchè se non vado lì dove vado? All’Isolotto non c’è un posto per noi giovani”.
Durante la pulitura delle panchine per poi poterle verniciare:
“Le panchine sono tutte mangiucchiate, sono come noi”.
“Noi non siamo una compagnia, siamo una famiglia”.
Ragazzi che hanno partecipato all’attività


