Bussole
Non vogliamo solo parlare di orientamento in relazione al percorso scolastico che pure è importantissimo nelle sue diverse fasi (passaggio medie-superiori; superiori-università; ri-orientamento a seguito di un abbandono scolastico), ma proprio di educazione alla scelta. E anche capacità di capire quali sono le “proprie carte” da giocare: non solo in quali materie sono bravo/a, ma cosa so fare, come mi pongo di fronte ai problemi, di fronte agli altri?
“Oggi faccio un lavoro che mi piace molto. Ma per arrivare a questo, ho avuto un percorso particolare. Quando avevo la vostra età avevo una confusione in testa clamorosa. Il mio rendimento a scuola non è stato di qualità. Avevo una difficoltà di apprendimento e una forma di dislessia che quando ero giovane non veniva valutata, mentre oggi su questi aspetti l’attenzione è maggiore. Alle scuole medie sognavo di occuparmi di natura e avrei voluto fare un istituto tecnico agrario, ma ho dovuto fare i conti con la mia famiglia e con la scuola. La famiglia mi ha fatto scegliere contro la mia volontà il liceo scientifico. Gli insegnanti di scuola media non volevano invece che ci andassi. Io ho cambiato tante volte idea, solo più grande, ho capito cosa volevo fare, ovvero insegnare italiano e storia. Ma mi chiedevo “come farò visto che ancora faccio piccoli errori di ortografia?”. Non sentendomi sicuro, sono andato all’università, iscrivendomi alla facoltà di giurisprudenza. Poi ho fatto il militare, e dopo sono entrato in crisi: ero adulto, avevo perso tempo e mi sentivo un fallito. Mi è venuta una febbre alta costante per un mese. Poi però, anche grazie a mio padre, ho scelto la strada che volevo: iscrivermi alla facoltà di lettere per poter insegnare. Ero terrorizzato all’idea di un nuovo fallimento, e con alcuni esami ho avuto qualche problema, ma in generale è andato quasi tutto liscio come l’olio, perché desideravo realmente fare quello che ho fatto e che adesso faccio. Questo mi ha salvato. L’orientamento che mi è mancato è stato quello di non avere persone che capissero le mie difficoltà e sostenessero le mie scelte. Anche per questo oggi mi occupo di dare una mano a quelle persone che non si sentono sicure”.
Luca Rossano del CPIA di Napoli
“Ricordo che “orior” che è il verbo da cui viene la parola orientamento, si riferisce a oriente il luogo dove nasce il sole. Perché quel verbo significa “nasco, comincio”.
Il notro primo orientamento è decidere quando la nostra madre doveva partorirci. In generale, facciamo sempre delle scelte. Alcune consapevoli, altre meno consapevoli, anche inconsapevoli. Pensate ai bambini, che fanno delle scelte sui gusti alimentari o degli amici con cui hanno piacere a stare. E poi durante l’adolescenza, la scelta dei divertimenti, della scuola, dell’identità. E poi da adulti, lo studio, il lavoro, la politica, le appartenenze. Ogni scelta mette in gioco tutto di noi stessi, le attitudini, i talenti, le capacità, la memoria, il senso di responsabilità, le passioni. Durante Bella Presenza abbiamo aiutato i ragazzi a diventare consapevoli del processo di scelta che comunque loro avevano iniziato a intraprendere da quando erano piccoli, e lo abbiamo poi applicato, nel corso della scuola media, nell’andare a scegliere il proprio futuro. Ci siamo occupati di aiutare i ragazzi a capire che per poter diventare consapevoli di sé e poter fare delle scelte tenendo conto di chi davvero si è, è necessario conoscersi molto bene. In questi anni il mondo è cambiato moltissimo. Anche la scuola è cambiata, e ci ritroviamo dei ragazzi che hanno genitori che hanno fatto una scuola diversa da quella che fanno i loro figli. Anche il lavoro è cambiato tantissimo. Tanti lavori non esistevano prima, o lavori che esistevano oggi si fanno in modo diverso. Servono dunque nuove prospettive nell’orientamento. Perché la cosa più importante, quando si sta crescendo, è stare bene con se stessi e con gli altri. Non ci sono strade facili perché la vita è complicata. L’orientamento scolastico non è né una scelta del ragazzino per conto suo, né solo della famiglia, né solo della scuola. L’orientamento scolastico è un progetto condiviso che ha bisogno di molti sguardi. Quello del ragazzino su di sé e dei suoi desideri, quello della famiglia, e quello dei suoi insegnanti che lo conoscono”.
Paola Giani
Quattro storie di orientamento
Sergio
“Un ragazzino di terza media che non voleva più studiare. Gli spiegavamo che doveva arrivare ai 16 anni dell’obbligo scolastico. Per i suoi avrebbe dovuto fare il liceo classico perché nella sua famiglia i genitori stessi e il fratello avevano frequentato il liceo classico. Sergio ha cercato di opporsi in ogni modo, ma poi ha iniziato il liceo frequentandolo per tre giorni. Ha subito cominciato a somatizzare, si è ritirato e poi c’è stato il Covid. Arrivati a un certo punto dell’anno, gli abbiamo chiesto se non ci fosse qualcosa di concreto che lo appassionasse. “L’unica cosa che mi piace è montare e smontare motorini nel garage di mio padre”, ci ha detto. Abbiamo quindi cercato un corso di formazione professionale, e benchè fosse molto vergognoso per la sua famiglia il fatto che Sergio frequentasse un corso per diventare meccanico, hanno capito che questa sarebbe stata l’unica strada per Sergio di rimettersi in gioco. Sergio ha finito quel percorso e, poiché può contare sul sostegno economico dei suoi, si è re-iscritto a scuola perchè adesso ha capito che c’è qualcosa su cui ha voglia di investire”.
Anton
“Arrivato dall’Ucraina e non pensava che in Italia ci fossero così tante possibilità di scelta a livello scolastico. Abbiamo trovato una scuola dove potesse essere accolto per non pedere l’anno e poi dall’anno prossimo lavoreremo per capire meglio cosa vuol fare. Sta benissimo con i compagni, gira con google translator per comunicare, e questi mesi gli servono per scoprire chi è, cosa sa fare, cosa gli serve per stare bene”.
Ester
“Ester ha scelto il liceo scentifico perché non voleva far soffrire la mamma che non aveva potutto studiare e che ha avuto una vita molto difficile. Ester frequenta ancora al liceo scientifico ma stiamo tentando di trovare una scuola diversa dove lei possa usare la sua grande creatività”.
Malek
“E’ arrivato in Italia a 15 anni. Per la legge solo se hai fatto 8 anni di scuola nel paese di origine puoi iscriverti alla scuola superiore. Malek ne aveva fatti solo 7 quindi si sarebbe dovuto iscrivere in una terza media. Scappava da un paese dove c’era la guerra, aveva assistito a delle violenze, e sarebbe dovuto andare a finire in classe con dei bambini, dovendo sostenere un esame di lingua italiana che lui non conosceva affatto. Siamo riusciti a inserirlo in un CPIA e adesso sta facendo l’alfabetizzazione, e non farà l’esame di terza media. L’anno prossimo lo inseriremo nella scuola superiore e nei mesi che verranno farà un orientamento per capire cosa sogna e su cosa è disposto a faticare”.
“A Napoli vedo tanti ragazzi che non studiano dopo la terza media. Perché non vogliono più studiare?”
Rahib
“Molti ragazzi hanno problemi economici e anche se non dovrebbero poter lavorare ci sono persone che li pagano in nero. I ragazzi hanno diritto all’istruzione fino a 16 anni – come recita l’articolo 34 della costituzione – e inoltre se a sedici anni inizi un lavoro hai diritto di essere formato fino ai 18. Purtroppo ci sono molte leggi ma non vengono fatte rispettare. Ci sono anche ragazzi che si disamorano della scuola e i genitori non riescono ad obbligarli ad andarci. Abbiamo un tasso di dispersione scolastica tra i più alti d’Europa. Un ragazzo su dieci smette di andare a scuola. Ci sono casi in cui sono stati i compagni di classe a far tornare la voglia di andare a scuola. Il peer tutoring è infatti molto importante.”
Paola Giani
“Perché nel periodo covid hanno lasciato la scuola?”
Matilde
“Una gran parte dei ragazzi non aveva le attrezzature idonee per collegarsi alla DAD. Famigli che non avevano il pc, la connessione, e le scuole gliele hanno fornite troppo tardi. Qualcuno non è più riuscito ad acquisire la voglia di uscire di casa e di alzarsi al mattino. Gli adulti non sono stati in grado di accompagnare un ritorno a scuola perché non si possono dare le colpe alla dad e alla pandemia. Tanti ragazzi non volevano più andare a scuola anche prima della pandemia. Guardando i dati, vediamo che la pandemia non ha fatto del bene al fenomeno dell’abbandono, ma questo esisteva già. La scuola sta rendendosi conto di non essere più all’altezza del compito, perché il mondo è cambiato. Servono aiuti di tutti per aiutare i ragazzi a crescere meglio”.
Paola Giani
Come avete scelto la scuola che frequentate? Vi ha orientato qualcuno? Chi avreste voluto che lo facesse?
“Per me la scelta non è stata semplice, perché ero insicura delle mie capacità. Non sono mai stata bravissima a scuola ed avevo paura a scegliere il liceo. Poi l’ho scelto, e in particolare un liceo delle scienze umane dove si studiano materie come la psicologia o l’antropologia che alle media non si studiano. Avrei voluto che i professori ci spiegassero un po’ di più di queste nuove materie. E’ stato molto importante confrontarmi con un orientatore con cui abbiamo fatto dei colloqui a scuola e che poi potevi incontrare anche singolarmente”.
Matilde
“Io ho scelto un po’ a caso. In terza media non puoi decidere, alla fine fai una scelta per esclusione. Volevo fare un liceo ma non volevo che fosse una cosa difficile. I professori non ci hanno tanto aiutato, ci hanno comunque dato un’indicazione ma alla fine dell’anno quando ormai già avevamo scelto”.
Irene
“Adesso che siamo in 4° superiore stiamo vedendo un pò di Università attraverso il progetto “Sarò matricola”.
Irene
“A scegliere la scuola dove vado mi ha aiutato la cooperativa Dedalus, e qualche amico di mio padre che ha dei figli che frequentavano delle scuole, dava dei suggerimenti”.
Rahib
“Io ho fatto un test che mi ha detto cosa avrei dovuto fare alle superiori. Sembra che si debba fare percorso coerente con quello che vuole la società. Io sono sempre stato appassionato di sceinze umane, in questi anni ho riscoperto la matematica empirica”.
Daniele
Quali sono gli ambiti della vita in cui pensate di avere più bisogno di un confronto? E a chi ti rivolgi?
“Io chiedo consigli su tutto, ma ora come ora la scelta più complessa è quello che voglio fare in futuro. Parlo con mia mamma”.
Irene
“Sento di non volere consigli sulle scelte per il mio futuro e sul mio futuro universitario mentre invece ho bisogno di consigli tutti i giorni perchè mi sento insicura nei rapporti con le altre persone. Anche io mi rivolgo alla mia mamma e alla mamma di Irene”.
Matilde
“Adesso sono un po’ disorientato. Non sono sicuro di cosa fare. Chiedo a qualche professore che sa bene queste cose”.
Rahib
Quali sono state le scelte più importanti che hai dovuto fare nella tua vita finora?
“Scegliere da che parte stare in questioni familiari. Imparare a selezionare le amicizie e con chi stare. Non è facile accettare che una persona a cui vuoi bene non è veramente tua amica”.
Matilde
“Ho fatto delle scelte riguardo una relazione che mi stava facendo male anche se non me ne accorgevo. In generale tutte le scelte ti formano”.
Irene
“Anche io non penso che non ho fatto ancora tante scelte importanti. Ma il passaggio alla scuola superiore è stata una scelta importante”.
Rahib
Quali sono i momenti in cui c’e’ più bisogno di essere orientati?
- alle scuole medie
- in tutti i momenti di “scelta (anche università/lavoro e come trovare lavoro)
- soprattutto quando si è più piccoli e cioè quando ci si forma
Come dovrebbe essere un orientatore?
“Deve saper capire, saper riflettere e aiutare nel passaggio dalle medie alle superiori”.
Rahib
“Ci vorrebbe sempre!”
Irene
“Deve essere: sicuro di sè, simpatico, pragmatico, competente, comprensivo, empatico, mettersi sullo stesso piano, comprendere le esigenze, rassicurare”.
Matilde
“Chi orienta e chi deve essere orientato devono convivere. Io so nel mio profondo chi sono e cosa voglio fare. L’orientatore mi aiuterà a tirarlo fuori”.
Aaron
“Noi conosciamo l’orientamento come qualcosa che serve al momento del bisogno. E’ invece importante aiutare i giovani lungo il percorso di studi a conoscere le loro attitudini e competenze, e sapersi riconoscere. Nella nostra società l’errore è considerato una cosa gravissima, ma sbagliare ci consente di capire. E’ molto importante aver fiducia nei propri desideri, perché le cose man mano si costruiscono”.
Luca Rossano
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