Scuola Porosa

Una bolla di cinema nell’Istituto Bonghi

Siamo al Rione Luttazzi, dove sono ambientati sia il libro che il film de “L’amica geniale”. Nella periferia est di Napoli, non lontano dal centro. Chi vive là non si muove da quel quartiere. Un quadrivio di palazzoni. Un posto particolare per chi vive a Napoli.

Neanche il Covid-19 può fermare la bellezza e la creatività. Iniziato nel 2019, interrotto a causa della pandemia, il laboratorio di narrazione audio-visiva, condotto da Luca Lanzano e Marco Rossano presso l’Istituto Comprensivo Bonghi di Napoli all’interno del progetto Bella Presenza, si è concluso con la produzione del corto “GianHturco”.

Il lavoro è stato presentato il 24 maggio 2021 in un evento streaming alla presenza dell’attore e regista Marco D’Amore. Insieme a lui Duilio Giammaria, giornalista e conduttore RAI, Annamaria Palmieri, Assessore alla Scuola del Comune Napoli, Luciano Stella, produttore cinematografico, Simona Rotondi, Impresa sociale Con i Bambini, la dirigente dell’IC Bonghi Rossella De Feo e Laura Della Porta, Docente dell’Istituto, i due operatori che hanno condotto il laboratorio e i ragazzi e le ragazze della III E.

Dopo alcuni incontri di vera e propria alfabetizzazione audiovisiva, in cui hanno appreso i rudimenti del linguaggio cinematografico, studiato e discusso alcuni cortometraggi, affrontando gli argomenti trattati quali la migrazione, l’omosessualità, il bullismo, il gap tra le generazioni, i ragazzi e le ragazze della III E che hanno partecipato al laboratorio si sono cimentati nella realizzazione di una sceneggiatura e subito dopo hanno girato: chi dietro la telecamera, chi al microfono, chi ha scattato foto, chi è andato in scena.

Il corto rispecchia il loro vissuto, le loro esperienze di vita, o ciò che hanno osservato. Si compone di tre mini storie che si uniscono all’interno del quartiere Gianturco di Napoli: Victor, un ragazzino rom che suona l’organetto per racimolare un pò di soldi, Mario Bros, un gamer che conduce una vita solitaria, Jonathan un ragazzino ucciso durante una rapina… sullo sfondo una Gianturco in un mood narrativo da skyline di Manhattan e un racconto corale del quartiere.

Il servizio di Con Magazine sul corto

Parola ai protagonisti

“Il percorso è stato molto lungo. Partito prima del Covid e finito durante la pandemia, perché la nostra testardaggine è stata di non finire questa cosa a distanza. Una sceneggiatura rimodulata più volte per riuscire a girare con la stessa idea ma con le dovute precauzioni. Alla fine i ragazzi hanno tirato fuori una sceneggiatura bellissima e una prova attoriale ai limiti del professionismo. A me è rimasto tantissimo di questa esperienza. Siamo partiti da zero, da un cartellone bianco su cui abbiamo scritto tutte le idee che ci venivano in mente siamo riusciti a tirare fuori queste tre storie con lo sfondo di una Gianturco immaginata come la Manhattan di Woody Allen”.

Luca Lanzano

“Il mio ruolo è stato per me è stato semplice, perché, anche io sto spesso in camera mia a giocare da solo. Ci abbiamo messo un sacco di impegno. Io non dovevo far parte del corto e ho dovuto sostituire un mio compagno. Non sono tipo che va in scena, che si espone troppo, questa esperienza mi ha aiutato ad aprirmi. Ad avere un po’ più di voce. In passato alle medie avevo la voce bassissima. Durante le riprese ho anche aiutato come fonico, mi è piaciuto anche molto quello”.

Matteo, che nel corto interpreta Mario

“Matteo l’ho visto crescere. All’inizio non parlava mai, adesso lo vedo che è quasi un uomo e credo che questo tipo di progetti è importante per valorizzare quello che abbiamo dentro, quello che non riusciamo a tirare fuori. L’immagine, il cinema ha questa capacità. Serve a esorcizzare paure e ansia, e serve a valorizzare quello che siamo, quello che nascondiamo. Ci abbiamo messo due anni. Abbiamo iniziato a novembre 2019 e l’abbiamo terminato ad aprile 2021. La cosa che tengo a sottolineare è che c’è un enorme lavoro dietro. Non ci si può improvvisare. Abbiamo fatto degli incontri laboratoriali per parlare con i ragazzi di argomenti a sfondo sociale e anche per dare le basi del linguaggio cinematografico che poi sono servite per fare il video. I ragazzi non hanno fatto solo gli attori, ma hanno lavorato nei ruoli dietro le quinte. Un impegno a 360 gradi. Se non c’è una preparazione dietro o un pensiero dietro, il video anche se esce bene, rimane qualcosa di fine a se stesso. Il mio augurio è che questo lavoro sia servito ai ragazzi non solo a loro individualmente a far uscire la voce, ma anche a cementare il gruppo e a raccontare delle esperienze personali. In questo corto c’è quello che sentono, ma anche una rappresentazione di quello che vivono ogni giorno”.

Maro Rossano

Come avete scelto i posti dove girare?

“Il luogo è il vero protagonista del cortometraggio. Avevamo pensare di girare i tre episodi in tre angoli del quartiere, ma non abbiamo potuto farlo. C’era il desiderio di osservare il quartiere in tutte le sue forme e di raccontarlo. Si è creata una piccola bolla di cinema nell’Istituto Bonghi”. 

Luca Lanzano

“Si è creata una sinergia molto forte con la scuola e con le professoresse, grazie alla quale è stato più facile portare a termine il lavoro. Far parte di un progetto significa collaborare tutti al progetto. Non un qualcosa di calato dall’alto, ma che coinvolga dall’inizio i rgazzi e l’istituzione scolastica. Così è più facile creare qualcosa di bello, e fare uscire qualcosa da noi, far uscire la bellezza che abbiamo dentro. Le storie del corto non sono necessariamente vere, ma ispirate alla realtà”.

Marco

“Abbiamo scritto su un cartellone, abbiamo pensato le scene che dovevano venire. Abbiamo girato quattro scene in quattro giorni, tutti in una stanza. L’idea del ragazzo che sta sempre in casa veniva dalla vita mia e di un mio ex compagno che stava a casa a giocare”.

Matteo

Cosa ti ha colpito del corto?

I ragazzi di Firenze sono stati colpiti la veridicità delle storie e la buona interpretazione nonostante i protagonisti non avessero fatto studi di teatro e in particolare l’ultimo episodio perché era fatto particolarmente bene, ci ha intrigati la storia e il modo in cui l’attore ha raccontato.

“Il personaggio che più ci ha colpito è quello di Jonathan. La morte di un ragazzo segna sempre”.

Matilde

“La storia che mi è piaciuta di più è la prima storia, quella di Victor”

Nicole

“Ho preferito l’ultima perché è breve ma intensa ed anche perché nel frattempo facevo il fonico. Quello che mi è piaciuto di più di questa storia è che racconta anche degli stereotipi di Napoli”.

Matteo

Avete mai realizzato un video con i compagni e compagne?

Com’è portare il cinema a scuola?

“Abbiamo fatto un video ma solo a scopo solo della lezione. E’ un modo alternativo, diverso rispetto a quello che facciamo sempre”.

Irene

“Io ho partecipato a un corto una sorta di documentario sulla figura di Rosa Parks. Abbiamo fatto disegni e un po’ di cose. “è stato bello il corto a cui ho partecipato, è stato come vedere un risultato quindi è stato bellissimo ….. mi è piaciuto tutto tranne la parte dove stavo io!”

Nicole

“Sicuramente è possibile creare un video a scopo didattico su quasi qualsiasi cosa. Sulle tradizioni fiorentine. Abitiamo in un posto che è ricco di storie”.

Matilde

“Il linguaggio cinematografico andrebbe inserito all’interno del programma di italiano, perché è un altro modo di parlare e di scrivere. Un altro linguaggio”.

Matteo

“Io non riesco a vederla come una materia ma sicuramente usare video e corto per introdurre temi e argomenti o per approfondire un tema è molto meglio, è molto più interessante”.

Nicole

Una storia legata al mio quartiere?

I ragazzi di Firenze vivono tutti e tre in campagna e dicono che i loro paesi sono importanti perché definiscono quello che siamo. La zona dove vivono è stata teatro degli omicidi del mostro di Firenze.

 “Non viviamo il quartiere della scuola. E’ un quartiere carino dove abitare. Non lo conosciamo perché noi viviamo in campagna. Io il mio paesino me lo sento tanto addosso. Un paesino piccino di 800 abitanti. Tante leggende, e ci conosciamo tutti”.

Matilde

“Sto pensando a cosa vuol dire quartiere, io più che quartiere penso al paese in generale perché vivo in collina. Non ho mai girato un video ma mi piace il luogo in cui abito.”

Michele

“Vicino al mio paese c’è un borro dove passa un ruscello, che passa esterno alle mura del vecchio castello di Poppiano. Il terreno all’interno delle mura era coltivato da un contadino che si chiamava Meo e a cui, forse per un litigio, fu proibito di tornare su quei campi. Lui restava sul confine disperato per il fatto che gli avessero tolto la terra e  tutti i giorni andava al borro. Un giorno non è stato più visto ma ancora oggi quando tira il vento si sentono le sue urla”.

Matilde

“Vicino a dove sto io, Mosciano, c’è la Chiesa di Sant’Andrea che è antichissima, anteriore all’anno mille. E anche delle pietre nei boschi che sono antichissime”.

Michele

“Noi a San Quirico abbiamo tanti rifugi della seconda guerra mondiale, scavati direttamente nella terra o nella pietra, e io e i miei amici durante il covid ci incontravamo lì dentro (nonostante i pipistrelli!)”

Matilde

“Il mio rapporto con il quartiere dove vivo è praticamente inesistente perchè io resto sempre a casa. Quello che mi piace del mio rione è la pizzetteria e il giardinetto. Vorrei più pulizia. L’unica storia che conosco collegata al mio rione è che è stata girata “l’amica geniale”, quindi in giro si vedono le sagome dei personaggi della serie televisiva”

Matteo

“Nel condominio dove vivo quasi non parlo con nessuno e del quartiere non conosco nessuno. Quello che mi piace è che tutto è vicino, salumeria, negozi, bidoni dell’immondizia, fruttivendolo, stazione…Vorrei un parco e un giardino con delle giostre. Di Piazza Garibaldi ….. ma non so niente! L’unica cosa che mi chiedo è: dove è finito il fruttivendolo che non c’è più???”

Nicole

Se dovessi interpretare un personaggio, chi vorrei essere?

“Vorrei cercare di entrare nella testa e di interpretare una persona disturbata da un qualche problema”.

Matilde

“Un personaggio della letteratura. Anche fantastico, inventato”.

Michele

“Me stessa”.

Irene

“Vorrei fare l’antagonista, vorrei fare il nemico”.

Matteo

“Io sarei la protagonista di una commedia, quella che tutti odiano, quella che fanno gli scherzi anche nelle situazioni serie e difficile”.

Nicole

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